martedì 29 novembre 2011

un simil pinocchio dark

Sabato sera sono andata al cinema, per la prima volta da quando mia mamma è ricoverata, ora non più in ospedale, ma  in una clinica convenzionata,  più comoda da raggiungere anche se in confronto alla struttura precedente è un pò come un albergo a due stelle contro ad uno di quattro. La cucina però è decisamente migliore, almeno un punto a favore, e non è una cosa da niente visto i pochi diversivi che offre una giornata a letto.
Non mi voglio dilungare sul gusto di  poter fare cose, neanche eccezionali, a cui si è dovuti rinunciare per un periodo, preferisco fare due chiacchiere con voi sul film che io e Ma. abbiamo visto in un cinema che ancora fortunatamente resiste alla concorrenza delle multisala.

foto scaricata dal web

Il film, "This must be the place", mi ha fatto ritornare in mente una delle mie favole preferite di quand'ero bambina. Sì, perchè quel Cheyenne che si scorge nell'ultima scena, era così diverso dal Cheyenne di prima, che sembrava di vedere il bambino in cui si trasforma Pinocchio nell'ultima pagina del libro. Io non ci volevo mai credere che fosse proprio lui, il burattino. Così come non potevo credere che nel finale quella rockstar  un pò sciroccata potesse aver acquistato le sembianze normali di quel bell'omino di Sean Penn. 
A differenza di Pinocchio che fin quasi alla sua metamorfosi ne combina di tutti i colori, il  non più giovane ma neanche vecchio rocker in pensione già dall'inizio del film si mostra ravveduto della vita sregolata di un tempo e conduce un tran tran di lusso, o meglio, una vita semplice con contorno lussuoso. Per farvi capire quanto si fosse già normalizzato, vi dico che durante il suo viaggio in America, intrapreso per andare a trovare suo padre "che stava morendo di vecchiaia", si era sottratto, per fedeltà alla moglie, alle avances della ragazza col figlio grassoccio, che sicuramente l'attraeva e  non solo, che beveva bibite alcool free con cannuccia, rumoreggiando solamente un pò, e che non possedeva neppure un cellulare, del tutto antitecnologico com'era.
Il personaggio di Cheyenne è stato ciò che più mi ha impressionato, senza toglier nulla agli altri bravi attori, visto che tutto il film gli girava attorno, di certo Sean come attore non si è risparmiato. Eppure ancora adesso non so se mi sia piaciuto moltissimo o il contrario... rubandogli una frase direi "qualcosa  mi ha dato fastidio, non so cosa, ma mi ha dato fastidio". C'era certo qualcosa di irritante, da macchietta nel suo personaggio. Il Penn-Cheyenne era infatti una via di mezzo tra il cantante dei Cure e Ozzy Osbourne (non so se avete presente la sua allucinante sit-com) altrettanto apatico,  rigido e lento nei movimenti, una micidiale conseguenza delle droghe assunte in gioventù? Un pò toccato, un pò patetico, un pò isterico, tragico e comico allo stesso tempo, una specie di Peter Pan abbarbicato alla sua vita precedente, pur avendola ripudiata con dolore. Un tenero uomo- adolescente che però alla fine, dopo essersi finalmente riconciliato col passato, diventa adulto e va incontro alla vita con un sorriso aperto, l'unico in tutto il film che non assomigli ad una smorfia.
La fotografia che soprattutto nel secondo tempo (ma anche nel primo: la scena d'apertura, quella dello skateboard non vale già un applauso?) la fa da protagonista, è magnifica, emozionante, ti rapisce grazie alle suggestive, insolite inquadrature. Si respira quell'atmosfera sospesa, rarefatta, quell'ebbrezza da grande viaggio su strada e dentro l'anima che mi ha riportato alla mente certe sequenze on the road di Wenders. I paesaggi, grazie anche alla coinvolgente colonna sonora si prendono la scena, pura bellezza in cui ci si perde  e che quasi distoglie dalla trama. Mi sono persa pure adesso a dire il vero, ma la mia, perdonatemi,  non voleva essere certo una recensione seria, solo qualche impressione da dopo visione buttata là alla rinfusa. Già il fatto che abbia voluto farci un post è un chiaro indizio che il film mi è piaciuto,  se ancora non ne fossi proprio convinta al cento per cento... E se anche c'è stato qualche sfilacciamento, qualche scena un pò forzata di cui avrei potuto fare a meno (la ragazza col figlio grassoccio era guarda caso proprio la nipote del nazista, Cheyenne che simbolicamente  fuma la sua prima sigaretta ecc...) il tutto è stato proposto dal regista con delicata poesia.

E voi l'avete visto? Questo è il trailer in caso in cui la vostra risposta sia no: fatevene un'idea guardandolo e  cercate subito un cinema che lo dia ancora, se volete il mio consiglio. Ve l'ho messo in lingua originale, perchè ho scoperto che quello che mi irritava era la voce doppiata di Cheyenne.. quella di Penn secondo me è molto meglio.



E dato che in questo film c'erano anche delle bellissime musiche, vi faccio ascoltare la canzone che è poi quella del titolo: "This must be the place" dei mitici Talking Heads. Stupenda!

venerdì 25 novembre 2011

bilancio mercatino

Com'è andato il mercatino? Beh, diciamo che non è stato in perdita, e questo è già un risultato...Mi è stato almeno utile per capire un pò come funziona, come è meglio allestire lo stand per valorizzare la merce (caso mai decida di farne altri)  e quale sia il modo per trattare con le persone...anche se devo dirlo, io come venditrice mi sento proprio negata.
Gli ultimi giorni prima della manifestazione sono stati frenetici all'inverosimile: una giostra ininterrotta tra l'ospedale dove ultimavo piccoli lavori di cucito, la casa dei miei e il mio appartamento diventato quasi inagibile per via di borse e scatoloni, e poi  una scappata alla rocca per prendere un ramo, uscite affrettate nei negozi per comprare le ultime cose, perline che saltavano dappertutto, in testa mille cose da ricordare...che fatica!

Arrivato finalmente il giorno fatidico io e Ma. carichiamo la macchina e col nebbione,  il primo della stagione, arriviamo nel capannone della fiera...immenso ed immensamente gelato e pensare che mi avevano assicurato che era riscaldato.


 La mostra scambio in questione, me ne sono resa conto sul posto, era impostata soprattutto sulla vendita di ogni sorta di roba usata, ci si poteva trovare di tutto, dalle pinze ai giochi anni '70 e poi vestiti, tantissimi vestiti. Sì, erano presenti anche alcuni stand di hobbisti come me, ma erano la minoranza e ciò si poteva intuire dando un'occhiata al tipo di persone che visitavano la fiera. Soprattutto alla mattina, una marea di stranieri, probabilmente dal Marocco o paraggi,  con o senza famiglia al seguito, che comprava, non senza aver  contrattato fino allo sfinimento,  abbigliamento ma soprattutto scarpe, scarpe a quantità: avevano molti figli o le avrebbero rivendute? Mah.

La mia bancarella gli stranieri non l'hanno neppure guardata e su questo non c'erano dubbi, però devo dire che anche gli italiani, che sono arrivati a "fare la vasca" nel pomeriggio, a tirare sul prezzo ci sanno fare...Così alcune volte ho ceduto, perchè come mi diceva il signore del banco vicino, qui si vende...ma a poco.
Saltando di palo in frasca, vi dico che il ramo-alberello a cui avevo appeso gli addobbi  ha fatto la sua figura e di questo devo ringraziare un'amica che mi ha dato il suggerimento.


Le palle di carta poi, in versione riciclata e non, hanno incuriosito parecchie persone che si complimentavano per la mia pazienza e per l'inventiva ma, mi schermivo, il modello mica l'avevo progettato io.

A metà mattinata ecco che mi arriva la prima strana richiesta: una signora mi chiede di acquistare non una delle suddette palle natalizie, ma lo scatolone che le contiene! Sgrano due occhi così...e pensare che a casa ne avevo tanti di questi ex contenitori  di panettoni extralarge. Mi mangio le mani, ma non l'accontento  "..e le palle, signora, dove le metto?"
La seconda stralunata richiesta mi viene posta invece nel pomeriggio: "Vendi anche questa di borsa?" mi chiede una ragazza indicando il borsone plastificato a pois in cui avevo sistemato alla meno peggio delle vecchie borse che non usavo più. Eh, no, ma allora ci prendiamo in giro...Volete anche la sedia pieghevole su cui sono seduta, per caso? L'ho pensato, ma non l'ho detto, che stia affinando il savoir faire da commerciante?

La mia bancarella, come vi ho già accennato, era un pò scarna: un pò di tutto, un pò di niente... di niente a confronto agli altri straripanti banchetti. C'erano i due, tre tipi di addobbi natalizi che avete visto in foto, alcune cose estive ad uncinetto

che non c'entravano nulla con la stagione, però gliele ho messe perchè facevano numero e poi alcuni oggetti ricamati, delle cornici, qualche decorazione in cera,

un pò di vecchia (ma sempre attuale?!) bigiotteria con le perline,

 le recentissime spille (ed elastici) in lana con bottoni e gattini,

e quelle poche in cartapesta che si sono guadagnate degli apprezzamenti per l'originalità, ma a dire il vero nessuno le ha comprate.
Presenti dentro ad una scatola anche le mie amate bamboline ad uncinetto

 e quando ne ho vendute cinque in un colpo è stato traumatico: uno perchè mi sono lasciata convincere a svenderle poverine,  due perchè il mio lato infantile ci si era affezionato.

Adesso so solo che si trovano dentro ad un cestone chissà dove. Sì, la soddisfazione di sapere che sono piaciute c'è stata, spero solo che ne abbiano cura, sigh.
Stringo un pò per arrivare al finale, anche se invece la giornata è stata davvero lunghissima ed io con le mani in mano non ci sono stata neanche un momento...

Veniamo a qualche considerazione riassuntiva come si faceva nei temi scolastici. Nel mio bilancio, se tra i punti negativi ci infilo le circostanze che mi hanno impedito di preparare le cose come desideravo, la mia inesperienza di venditrice in simbiosi con la mia incapacità affaristica (un bel binomio...), il  freddo, il tipo di manifestazione non proprio adatta al mio genere di creazioni e la quota di partecipazione secondo me troppo elevata, tra le note positive ci metto l'aver trascorso una domenica diversa e rigenerante per lo spirito, l'aver ricevuto incoraggianti complimenti per le cose che faccio, le interessanti chiacchiere che ho scambiato con alcune persone e poi....beh, l'opportunità che ho avuto di fare anche un pò di pubblicità al mio blog.

sabato 19 novembre 2011

passioni e vita quotidiana

martedì 15 novembre

Due immagini casalinghe del periodo precedente al ricovero di mia mamma: Ma. che suona la chitarra col berretto in testa (probabilmente stavamo per uscire..)


ed io che mi dedico alle perline.


Una passione che è stata assopita per un pò di anni, fino a risvegliarsi all'improvviso in vista di un mercatino a cui mi sono iscritta un mese o due fa. Quando ho ripreso a lavorare con perle e fil di ferro, le mani inizialmente mi sembravano goffe, le mie dita grosse e maldestre. Anche la vista non era più la stessa con la presbiopia che iniziava ad insediarsi rendendo meno nitida la visione. Pian piano però le mani hanno riacquistato l'agilità di un tempo, si sono fatte sempre più veloci e precise e la vista... beh, quella è rimasta così, ahimè. Non pensiate che mi sia cimentata subito in chissà quali prodezze, no, ho solo ritrovato uno schema che mi piaceva su una rivista e l'ho riprodotto più volte. Con divertimento.

La prima settimana dopo il "patatrac", la mia vita fuori dall'ospedale è rimasta come sospesa, ma ora ho ripreso in mano i lavori in corso, sapendo bene che non riuscirò assolutamente ad organizzare la bancarella come avrei voluto, ma col desiderio di mercanteggiare ugualmente. Per me in fondo sarà una domenica diversa, quasi di "vacanza"...sì, direi che uno stacco mi ci vuole. La data della manifestazione che si svolgerà a Forlì è vicinissima, così oggi dopo aver preparato l'insalata di riso,

 un piatto un pò fuori stagione, ma comodo da trasportare su in ospedale in una ciotolina per animare la sua triste dieta da degente, ho infilato in un sacchettino anche alcune cosine da cucire.

Tra un cruciverba, lei detta e io scrivo (e non suggerisco!), due chiacchiere tra di noi, il rito del pasto, alcune parole con le infermiere, e un tentativo di dialogo da parte di mia mamma con la compagna di stanza un pò sorda, quella laggiù in fondo vicino alla finestra che tiene sempre la tenda tirata ( "non la sentoo.."), troverò il tempo anche di assemblare le mie spille e fermagli per capelli: un mix di perline ed uncinetto a tema felino.


questi qui sono già ultimati
 Peccato che la sua vicina di sponda sia stata trasferita in un altro reparto, lei e mia mamma si facevano compagnia e si risollevavano l'umore nei momenti di solitudine, in quell'ambiente è una piccola ma grande cosa. Avevano la stessa età e lei era buffa con tutti quei capelli scuri scuri, mica tinti, così piccola da sembrare la nonnina di Mignolina.

sabato 12 novembre 2011

ricomincio da qui

Quarantotto gradini per arrivare in quel luogo, non proprio amèno, che da poco più di una settimana è diventata la mia seconda casa...e per mia mamma la prima. Dopo i primi critici giorni veramente pesanti emotivamente, le mie giornate sono adesso scandite da uno stato d'animo un pò più sereno e da riti sempre uguali. I tempi fra una visita e l'altra a lei appaiono lunghissimi, la capisco bene, ma da un certo punto di vista a me sembrano brevi, occupati come sono da tanti piccoli impegni quotidiani. La mia vita ha preso un corso diverso: un'uscita con amici, un cinema con Ma., due chiacchiere con le amiche, tutte quelle semplici cose che la rendono leggera, sono state spinte ai margini dall'imprevisto. Allo stesso tempo però i legami familiari si sono come rafforzati...l'unione fa la forza, non c'è dubbio.
Il cammino che l'aspetta, che ci aspetta, sarà lungo e impegnativo e dovremo percorrerlo insieme a piccoli passi con l'animo pieno di ottimismo. Quell'ottimismo che si nutre di energie vitali da attingere proprio lì, tra persone che resistono dignitosamente ai cataclismi della vita ed altre (non tutte, eh...) che se ne prendono cura col sorriso sulle labbra, ma anche al di fuori, dove si può a volte far finta che la signora con la falce sia solo una carta dei tarocchi.
E io voglio ricominciare da qui, proprio dal mio blog, per riagganciarmi col mondo.
La squallida vista di un distributore di piante (non ne avevo neanche idea che esistessero) accompagna i miei passi quotidiani lungo il corridoio, da quel letto il suo sguardo "spazia" su una parete colorata perlomeno di giallo.
Noi, la tua casa, il tuo terrazzo pieno di piante vive, quelle sì, ti aspettiamo. Ritorna presto, è così vuota senza di te.

i tulipani fioriti in primavera

mercoledì 2 novembre 2011

cronache dal terrazzo: terza puntata + ricette a tema

Ricollegatevi qui, se volete, con l'ultima mia puntata delle cronache verdi, dopo di che passate a seguire i nuovi sviluppi! Se invece le vicende del mio balconorticello, così denominato da Elettra, non dovessero interessarvi, aspettate il prossimo post, amoroso e molto economico...

 terza puntata

C'era una volta una pianta di patate, ve la ricordate, vero? Vi devo purtroppo informare che pure questa pianta è stata estirpata, non sarà un caso che fanno tutte la stessa fine... Stavolta però c'era un motivo più che valido. Sì, è vero, sarà stata tolta dal vaso anche un pò troppo precocemente se volete, ma la mamma dal pollice verde mi ha assicurato che con queste piogge non sarebbe riuscita a seccare da sola e così le ha dato una mano...Che fosse anche un pò curiosa di vedere se sotto sotto c'era qualcosa?
 E difatti c'era... ho potuto appurarlo  pochi giorni fa, quando, scoperchiando una padellina sul fuoco, ho visto con mia grande sorpresa,  i prodotti del nostro orto: sette, otto patatine arrosto! Buonissime, avvolte nella loro buccia sottile come un velo, buone soprattutto perchè sono i nostri primi tuberi da terrazzo.
Ve ne faccio vedere alcune inavvertitamente rimaste nel terreno, piccole come palline da ping pong. Eh sì,  non bisogna aspettarsi troppo da coltivazioni in vasca, ma io sono soddisfatta lo stesso.


Stavolta le nostre patate sono state appena sufficienti per un assaggio, così in attesa di raccolti più consistenti, andrò dal fruttivendolo a rifornirmi, visto che a me piacciono tanto.

Tra i miei ricordi di bambina c'è il sapore dolce, farinoso, confortante di tutti quei piatti a base di patate che ci servivano in un albergo della Val Gardena, dove trascorrevamo alcune settimane di vacanze estive quando io frequentavo le Medie . In quell'hotel dal nome solare, le patate a tavola non mancavano mai: ogni giorno erano presentate in modo diverso ed avevano un sapore che le nostre di pianura avrebbero certo invidiato.

E dopo le cronache passo a presentarvi, per restare in argomento, due tortini: il primo è un piatto tedesco ed il secondo svizzero. Anche nella nostra cucina tradizionale italiana sono presenti comunque  ricette molto simili.
La prima, quella che ho cucinato più volte dato l'estrema facilità di esecuzione, può essere una gustosa alternativa alle solite patate fritte o arrosto, pur assomigliandoci. La versione che conosco è la più semplice, ma credo possa essere arricchita, fino a diventare un piatto unico, con formaggio o carne.


PATATE ALLA TEDESCA

Ingredienti: patate, burro, olio, rosmarino, sale, pepe. 
Le dosi devo averle perse, come spesso mi succede, nella trasposizione da una rivista al mio ricettario, ma non avrete certo problemi a regolarvi da soli con le quantità! 

Come si fa:
Pelate le patate e tagliatele a cubetti. Riscaldate in una padella il burro e l'olio (in proporzioni 2 a 1). Unite le patate e cospargetele con rosmarino, sale e pepe. Fatele rosolare, mescolate e mettete il coperchio. Cuocete per 20 minuti a fuoco basso, poi con una forchetta rompete il "blocco" e cercate di comporre un tortino, schiacciandolo un pò con la forchetta, che farete rosolare (il tortino, non la forchetta)  prima da una parte poi dall'altra.

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Ed ecco la seconda ricetta, quella svizzera. Di questa ho anche le dosi precise e mi auguro siano esatte...

ROSTI con due puntini sulla "O"

Ingredienti per 4 persone: gr.500 di patate, gr.30 di burro, sale e pepe.

Come si fa: Sbucciate le patate, tagliatele a fette grosse ed immergetele in acqua bollente per 10 minuti. Scolatele e lasciatele raffreddare. In una padella col fondo spesso, fate fondere il burro e lasciatevi cadere le patate attraverso i fori larghi di una grattugia (andrà bene, penso, anche uno schiacciapatate). Cospargete di sale e pepe di mano in mano che le aggiungete, poi livellate il tortino (dello spessore di cm.1, quanta precisione questa ricetta), coprite la padella e fate rosolare per 10 minuti a fuoco medio-basso. Capovolgete il tortino, poi cuocetelo altri 10 minuti. Se occorre, aggiungete altro burro. Deve risultare asciutto e croccante. 
Si serve con piatti di carne o formaggi.

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Di sicuro la seconda è studiata con più cura, ma è anche un pò più impegnativa: due tipi di cottura e più tegami da lavare...Credo però valga la pena di provarle entrambe, sempre ammesso che amiate le patate!